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 La prospettiva di un miglioramento delle condizioni di vita della popolazione venezuelana è la principale posta in gioco del secondo round di colloqui in corso a Città del Messico fra i delegati del governo del presidente Nicolás Maduro e quelli del suo principale avversario, l’autoproclamato presidente ad interim, Juan Guaidó.
    Dopo i precedenti fallimenti dei negoziati nella Repubblica dominicana (2018) e a Barbados (2019), la pazienza della diplomazia norvegese e un più favorevole scenario internazionale hanno permesso di organizzare, a partire dal mese scorso, un nuovo processo negoziale, questa volta in Messico.
    Al termine del primo round svoltosi nella capitale messicana dal 13 al 15 agosto, il ministero degli Esteri norvegese ha pubblicato un comunicato, a nome di Maduro e Guaidó, in cui si parla di «riunioni costruttive» e si aggiunge che «abbiamo discusso l’istituzione di un meccanismo di consultazione con attori politici e sociali che sia il più inclusivo possibile».
    Anche se dovesse davvero risultare costruttivo, notano gli analisti a Caracas, il «negoziato sarà lungo e difficile». Ma un fatto incoraggiante è dato dal fatto che, sedendosi ad un tavolo con rappresentanti del governo e accettando di partecipare alle elezioni di novembre convocate da Maduro, l’opposizione sembra avere scritto la parola fine sul presunto governo parallelo nato dalla «ribellione» di Guaidó, sostenuta a lungo da una cinquantina di Paesi occidentali. 
   

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