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Si è aperto oggi nella nuova aula bunker costruita ad hoc a palazzo di giustizia di Parigi, il maxiprocesso contro gli autori delle stragi terroristiche del 13 novembre 2015 allo Stade de France, al Bataclan e davanti ai bistrot parigini. Presenti 14 imputati, fra questi l’unico dei 10 kamikaze dei commando che è sopravvissuto, il franco-marocchino Salah Abdselam, da 5 anni detenuto in un carcere di massima sicurezza. Il processo durerà 9 mesi.

«Allah è l’unico dio»: queste le prime parole di Salah Abdeslam, il franco-marocchino unico sopravvissuto fra i kamikaze dei commando terroristici del 13 novembre 2015, rivolte ai giudici del tribunale di Parigi dove si è appena aperto il maxiprocesso per le stragi jihadiste. Abdeslam ha parlato prima che il presidente del tribunale lo interrogasse per chiedergli, come da prassi, la sua identità. «Ci tengo, innanzitutto – ha detto il franco-marocchino – a testimoniare che Allah è l’unico dio e che Maometto è il suo messaggero». Il presidente della Corte, Jean-Louis Périès, ha tagliato corto a queste dichiarazioni, replicando semplicemente ma seccamente: «questo lo vedremo dopo». In seguito, Abdeslam ha confermato la sua identità, rifiutando però di declinare le generalità dei genitori: «i nomi di mio padre e di mia madre – ha detto – non hanno nulla a che vedere qui». Infine, alla domanda sulla sua professione – rivolta a tutti gli imputati – Salah Abdeslam ha risposto di aver «abbandonato la professione per diventare un combattente dello Stato Islamico».

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