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(ANSA) – ROMA, 26 AGO – I bisogni umanitari aumentano di
giorno in giorno in seguito al sisma di magnitudo 7.2 che ha
colpito il sud-ovest di Haiti il 14 agosto scorso. Il devastante
impatto del terremoto è stato aggravato dalle forti piogge che
si sono riversate nei tre dipartimenti colpiti in seguito al
passaggio della tempesta Grace, ma anche dalla moltitudine di
scosse minori che si sono susseguite nei giorni scorsi e che
hanno ulteriormente danneggiato le strutture rimaste in piedi.
   
Dai rapporti ancora provvisori sono più di 2.500 le vittime e
più di 12.000 i feriti. Migliaia le famiglie rimaste senza
riparo e si contano 650.000 persone in uno stato di grave
insicurezza alimentare.
   
«C’è bisogno urgente di cibo, di ripari, di kit sanitari e
soprattutto bisogna intervenire per garantire acqua e condizioni
igieniche adeguate – sottolinea don Francesco Soddu, direttore
di Caritas Italiana – perché la popolazione più vulnerabile è la
più esposta adesso al rischio di malattie infettive, come il
colera e il covid-19».
   
Frère Lozama della congregazione dei Petits Frères Sainte
Thérèse de l’Enfant Jésus, conferma che la situazione è critica,
soprattutto nelle zone rurali che non sono ancora state
raggiunte dagli aiuti ufficiali. Stanno organizzando delle
distribuzioni di acqua, cibo e teli di plastica per garantire un
riparo provvisorio, ma i bisogni sono crescenti e soprattutto è
necessario e urgente prevenire il rischio di epidemie che
potrebbero fare più vittime del terremoto.
   
Caritas Italiana si è subito attivata con una raccolta fondi
e sta coordinando insieme a Caritas Internationalis e a Caritas
Haiti gli interventi di emergenza a favore della popolazione
colpita, grazie anche al milione di euro messo a disposizione
dalla Conferenza Episcopale Italiana dai fondi otto per mille
che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica. La rete della
Caritas – che rinnova l’appello alla solidarietà – è già
riuscita a distribuire kit alimentari e aiuti d’urgenza a 500
famiglie e si sta organizzando per raggiungerne altre 1.400 nel
più breve tempo possibile, per garantire ripari e sicurezza
alimentare, e in un secondo tempo predisporre interventi di
riabilitazione. (ANSA).
   

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